TECNICHE DECORATIVE

La doratura ed il suo sviluppo nel tempo

Prima di parlare di doratura, bisognerebbe inquadrare il materiale grazie al quale è possibile creare questa affascinante tecnica decorativa. Ovvero l’oro (giallo).

Per via della sua particolare lucentezza, è considerato (da sempre) il più prezioso dei metalli. Non solo. Proprio grazie al suo aspetto, è sempre stato simbolo di ricchezza, prestigio sociale o del divino.

E la sua storia, miei cari lettori, ha origini antichissime. Sin dalla nascita della civiltà, l’elemento decorativo per impreziosire sculture, dipinti, mobili, suppellettili, abiti, ecc …era proprio l’oro. Secondo gli archeologi, infatti, ricoprire gli oggetti con un materiale inalterabile come l’oro alludeva al desiderio di preservarlo nel tempo, rendendolo eterno. Una delle sue caratteristiche più importanti, è proprio il fatto che non si corrode nel tempo.

Ebbene, dopo questa breve introduzione, non ci resta che scoprire insieme la storia della tecnica della doratura nel corso dei secoli. Andando indietro nel tempo, individueremo le tecniche di lavorazione dell’oro artefici della nascita della doratura. Vedremo i popoli o i periodi storici più significativi, e noteremo che uno costituisce  l’evoluzione dell’altro. Perché uno dei doni più grandi che l’uomo possiede …è proprio quello dell’innovazione.  Non mi resta che augurarvi buona lettura. Cominciamo!

DORATURA: la storia …secondo i periodi storici più rilevanti

Le primissime testimonianze in mano a noi oggi risalgono, pensate un po’, addirittura al Neolitico. In questo momento storico avvenne, come ben sappiamo, un’evoluzione strabiliante nello stile di vita dell’essere umano. Tra le tante, c’è l’introduzione di ornamenti per il corpo più preziosi. Non più solo fatti di ossa o denti animali, ma anche collane, bracciali e incisioni con all’interno piccole pagliuzze d’oro. (vedi approfondimento QUI, sui primi ornamenti)

Seguono poi gli antichi Egizi che, dal IV millennio, usavano un sistema in cui le foglie d’oro venivano semplicemente martellate sulla superficie che dovevano rivestire. Ciò che sorprende è lo spessore di queste foglie, di notevole finezza. Come si ottenevano? Ponendo la lastra d’oro fra due lamine di rame, battendola fino ad assottigliarla il più possibile.

Bracciale a fascia della regina Ahhotep I (dinastia XVII), in oro e lapislazzuli.
Esempio di un collare d’oro tipico egizio detto “Wesekh”: ampio, con piccoli cilindri e terminazioni zoomorfe.

Anche gli antichi Greci dell’età omerica ripresero la tecnica della battitura . Questa volta però, sfruttandola per dorare elementi architettonici, arredi e armi. Ma è tra il 29 e il 20 a.C. che essi conobbero due nuove tecniche di lavorazione dell’oro. La saldatura e la colatura in stampi. Metodi che si svilupparono anche in Oriente, in particolare dagli Assiro-Babilonesi.

Esempi di armature degli “Hoplitas” o “Opliti”, soldati della fanteria pesante dell’antica Grecia. Possiamo notare la costante presenza di parti d’oro nelle armature.

Proseguendo il nostro viaggio nel tempo, giungiamo all’epoca degli antichi Romani. Una delle più grandi civiltà mai esistite come questa, non poteva mancare. I Romani usufruivano di diverse tecniche di doratura. Inoltre, cominciarono a rivestire vari oggetti con diversi materiali, oltre all’oro: legno, marmo, vetro, stoffa, cuoio e avorio. In particolare, l’oro in foglia veniva applicato sulle statue in modo da farle passare come fatte d’oro. Un esempio è l’Ercole della rotonda del Vaticano, a Roma. Incredibile, vero?

Eracle, statua in bronzo dorato, datata tra la fine del I secolo d.C. e gli inizi del III secolo d.C.

Insieme alla doratura a foglia (e quindi estremamente sottile), c’era la doratura a lamina d’oro (meno sottile, più antica). Se la superficie da decorare era:

  • piatta, venivano fatti dei sottili solchi sull’oro da applicare per farlo aderire meglio;

  • tondeggiante, gli angoli della lamina venivano saldati;

  • con asperità (non lineare), queste imperfezioni venivano completamente riempite dalla lamina o dalla foglia, martellate dentro esse.

In questo modo la doratura aderiva perfettamente, e l’oggetto si chiamava “επιχρυσος” in greco e “inauratus” in latino.

Con l’arrivo dell’arte bizantina (periodo del cristianesimo), si diffuse l’uso dell’oro zecchino nelle sacre icone. Raffigurazioni che rappresentavano la Madonna col Bambino, Cristo e i Santi. Generalmente, erano dipinte su tavola (in legno di tiglio, larice o abete) , o lavorate a sbalzo (nuova tecnica). Non solo: molte di queste opere venivano realizzate con le tecniche del mosaico. Per quest’ultima, venivano aggiunte piccolissime tesserine d’oro per aumentare lo splendore della raffigurazione. L’oro rappresentava la luce divina, rappresentazione dell’invisibile nel visibile e la presenza di Dio stesso.

Madonna col Bambino, dipinto su tavola di Berlinghiero Berlinghieri
“Giustiniano”, particolare del mosaico “Giustiniano e la sua corte”, San vitale, prima metà del VI secolo

Lasciando alle spalle il periodo bizantino, ecco che giungiamo all’epoca del Medioevo. In questo momento storico-artistico la doratura divenne un’arte indipendente. Nacquero le prime classi di artigiani, degli specialisti in questa tecnica. I “battiloro” martellavano fra due spessori di cuoio (sottili e maneggevoli) delle sottilissime lamine d’oro, derivate dalle monete d’oro fornite dal committente stesso. In questo modo si otteneva una fine foglia d’oro da applicare sul supporto desiderato. Questi “battiloro” tramandarono le loro ricette tramite diversi trattati. Un ghiotto bersaglio culturale sia per pittori e scultori, che per monaci e miniatori.

Sempre nel Medioevo nacque un’altra tecnica di doratura: l’oro a conchiglia. Polvere d’oro miscelata a gomme naturali che veniva conservata dentro la valva di un mollusco, che poteva essere usata come pennello. Da qui il nome “a conchiglia”. Una doratura più simile ad una pittura, ma che si rivelò innovativa. Viene utilizzata tutt’ora, sapete?

Oro in conchiglia, come si presenta oggi.

In ogni caso, i metodi di doratura a foglia più diffusi nel Medioevo e nel Rinascimento erano: la doratura a foglia detta “a guazzo” (o all’acqua) e “a missione” (o liquido adesivo). In uno dei prossimi articoli approfondirò entrambe le tecniche, non preoccupatevi.

È importante notare che fino al Medioevo, la produzione di oggetti dorati era riservata esclusivamente alle classi più ricche. Ma con la ripresa dell’economia e lo sviluppo della cultura nel Rinascimento, anche l’alta borghesia poté permettersi di commissionarli.

Oro vero …o oro falso?

Prima di lasciare il periodo medievale e rinascimentale, non possiamo non notare la presenza di oro non proprio …oro. Come mai? Già dall’antichità, infatti, insieme alla tecnica autentica della doratura, si cercò di falsificare e imitare l’oro. Il metodo era piuttosto semplice: consisteva nel tingere altri metalli come l’argento, il piombo o lo stagno con decotti e vernici colorate. Ovviamente, anche per queste tecniche esistono trattati con complicate ricette sia dell’epoca romana, che dell’Alto Medioevo.

Esempi di gioielli devozionali medievali con doratura. A sinistra: reliquiario a pendente francese del 1370/1390 raffigurante santa Caterina di Alessandria, conservato al Musée de Cluny Sotto. Al centro, reliquiario francese a pendente realizzato con un flacone di cristallo di rocca di origine islamica, a forma di pesce, con montatura in argento dorato, 1300 circa. Sopra (al centro e a destra) due pendenti tedeschi raffiguranti la Natività’ e la Crocifissione del tardo XV secolo.

Nel Cinquecento, quindi, sorsero delle vere e proprie corporazioni di doratori (fenomeno che come vedete si estese in qualcosa di ancora più importante). E non solo. Nacquero delle vere e proprie scuole di doratura applicata in diversi ambiti, dall’oggettistica all’arredamento ecc…Se provassimo ad entrare in una di queste scuole o botteghe, scopriremmo che ogni maestro aveva le proprie ricette sulla doratura. Un tesoro culturale che ognuno di loro tramandava ai propri allievi, nella loro bottega. Un insegnamento d’oro, potremmo dire.

Statua reliquiario della Madonna del SS Rosario Secolo XVI – Museo Civico, in bronzo dorato.

Se invece diamo uno sguardo ai miniatori, all’epoca preferivano utilizzare l’oro in conchiglia. Esso era infatti più pratico da stendere con un pennello sui manoscritti (come un semplice acquerello, leggermente più coprente).

Ma solo con l’arrivo del periodo Barocco, nel Seicento, la doratura diventa protagonista sui mobili. In Francia, i primi arredi dorati comparvero sotto Luigi IV, in Inghilterra nel 1660 circa (durando tutto un secolo), e in Italia dal 1645. D’altronde, in uno stile espressione dello sfarzo portato all’eccesso, e della magnificenza dei sovrani non poteva non mancare l’oro.

Esempio di consolle in stile barocco (1600), in legno riccamente intagliato e dorato, con piano in marmi rari. Roma.

Spesso, le parti dorate venivano brunite (ossia lucidate), e in parte lasciate opache per creare due diversi contrasti. In Italia, e in particolare a Venezia dal XVII secolo, nasce un tipo di doratura più economica chiamata “a mecca”. Questa tecnica risale probabilmente dall’antica Cina (anche se il nome è di derivazione araba). Questa doratura ricopriva le cornici, ed era costituita da una foglia d’argento laccata in colore oro.

Esempio di consolle con “doratura a mecca”.

Passando al periodo del Settecento, nasce un altro metodo di doratura detta “a fuoco” o “amalgama” oppure “doratura al mercurio”. Come avrete intuito, consisteva in una miscela di oro e mercurio per la doratura. Prima di dorare l’oggetto, si cospargeva la sua superficie con acido nitrico. Poi lo si dorava, ponendolo infine a seccare in forno (in questo modo, il mercurio evaporava, lasciando l’oro applicato). Fu un metodo che si diffuse particolarmente in Francia; diventò infatti una tecnica standard nei suppellettili in stile impero.

Orologio da camino francese, con doratura “a fuoco”, di Japy Frères, 1840-1850 circa.

Tuttavia, la sua natura era piuttosto tossica e inquinante. Si decise quindi di utilizzare più avanti quella galvanica, al suo posto.

Esempio di doratura galvanica oggi, nella gioielleria.

Nell’Ottocento, come già accennato, nasce in Italia la doratura galvanica nel 1802. Fu scoperta presso l’Università di Pavia, grazie agli esperimenti di Luigi Valentino Brugnatelli (cliccate sul nome per conoscere la sua biografia) che mise poi a punto la tecnica insieme ad Alessandro Volta.

Illustrazione ritraente Luigi Valentino Brugnatelli.

La doratura nell’età moderna e contemporanea …solo più nell’arte?

Giungiamo così alla fine del nostro viaggio nella storia della doratura. Nel mondo moderno e contemporaneo, gli artisti impiegano tutt’ora la doratura per decorare quadri e altri generi di opere. Uno di loro,dell’arte moderna, fu  Gustave Klimt (con l’opera “Il bacio”, per esempio).

Particolare de “Il bacio” (1907-1908) di Gustave Klimt . Presenza importante della doratura a foglia.

Oggi l’oro è presente non più solo nell’arte, ma anche nel campo della cosmetica e addirittura in cucina (attraverso la foglia d’oro commestibile).

Trattamenti estetici con la foglia d’oro.
Esempio di foglia d’oro usata nel make up.
Deliziosi cioccolatini con una spolverata di foglia d’oro commestibile.

Insomma …come abbiamo potuto scoprire insieme, l’oro e la tecnica della doratura ci affascina da sempre. L’oro, espressione di un insieme di emozioni o sensazioni, e la doratura …capace di esaltarne la sua natura luminosa e unica. Un connubio perfetto, un’arte (quello della doratura) così affascinante, che difficilmente cesserà di esistere …

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autrice: Chiara Albanesi.