CURIOSITA'

Impronte digitali: 10 curiosità che forse non sapevate

Il corpo umano potremo quasi definirlo una “macchina” perfetta. Un vero è proprio “miracolo di nervi ed anime” (cit.), capace di stupire dal punto di vista sportivo (per le sue prestazioni) ed affascinare nel campo scientifico o psicologico. Nell’ambito artistico, diventa espressione di un’emozione o di un sentimento, o dell’arte stessa.

Del corpo umano, alcune parti (come il cervello) rimangono tutt’oggi motivo di studio profondo e pieno di continue sorprese. Ma ce n’è una che ci definisce in quanto unica e irripetibile: l’IMPRONTA DIGITALE.

Ed è proprio su di esse che si concentrerà questo articolo: andremo a scoprire insieme 10 piccole curiosità su queste affascinanti e preziose “password personali”. Buona lettura!

  1. Cos’è l’impronta digitale? È una sorta di “rilievo”, costituito da delle creste sulla punta del dito. Nascono quando lo strato inferiore dell’epidermide cresce ad una velocità diversa rispetto al resto della pelle. Possiamo definirle un “intreccio di strati di pelle”.

  1. Non solo impronte delle dita della mani. Essendo uniche sono considerate uno strumento ancora oggi inimitabile e fondamentale per il riconoscimento di una persona. Per essere viste in modo definito c’è però bisogno di un processo di sviluppo chimico simile a quello per le pellicole fotografiche. La novità sta nel fatto che anche le impronte delle dita dei piedi sono uniche, e perciò utili per l’identificazione (insieme ai palmi delle mani e alle piante dei piedi). Incredibile, vero?
Esempio di impronta dell’intera mano, oltre a quelle delle dita (immagine presa da un articolo de “La Stampa”).

 

  1. Fragili ma resistenti. Le impronte digitali possono essere distrutte con un solo gesto della mano, oppure resistere per mezzo secolo sulla scena del crimine. E pensate un po’ …quante tecniche di rilevamento vengono utilizzate? Almeno 25! (secondo la scienza forense).
  2. Riflesso del proprio stile di vita. L’impronta digitale non identifica solo il suo portatore, ma anche le sue abitudini e, talvolta, anche il luogo dove viveva. Le impronte, infatti, trattengono sostanze in parte rilasciate dal corpo in modo naturale, e in parte assorbite dall’ambiente esterno. Una recente ricerca della Cornell University ha dimostrato (pensate un po’), analizzando un tampone preso dal display di un cellulare, che è possibile scoprire informazioni personali altrimenti introvabili. Qualche esempio? Il cibo che mangia, i cosmetici che usa, i farmaci o l’eventuale uso di droga. Insomma, una chiave che non ti lascia scampo!

  1. Impronte dispettose. Non sempre le impronte che lasciamo sono infatti valide. La validità dipende infatti dalla giusta quantità di sudore emessa dalle nostre dita. Se le mani sono state lavate o sono troppo sporche, non andrebbero bene. Ecco perché gli investigatori sfruttano un elemento cruciale per loro, ovvero il sistema nervoso simpatico. Di cosa si tratta? Semplicemente, se un criminale si arrabbia o va in ansia, grazie al sudore rilasciato, è possibile ottenere un’impronta digitale valida. Sarebbe, in pratica, la sua rovina!
  2. Rilevamento non sempre infallibile. Con uno studio del 2011 è stata riscontrata una percentuale di “falsi positivi” pari allo 0,1%. Significa che non sempre le impronte che sembrano coincidere siano, in realtà, uguali.

  1. Senza impronte. Proprio così, purtroppo è possibile nascere senza impronte digitali. Sono infatti tre malattie genetiche che possono impedirne la formazione. Quali sono? La sindrome di Naegeli-Franceschetti-Jadassohn (NFJS), la Dermatopathia pigmentosa reticularis (DPR) e l’adermatoglypia.
  2. Impronte …dove sono finite? Ci sono delle situazioni o condizioni in cui le impronte possono proprio andar perdute. Questo problema riguarda persone che svolgono un lavoro manuale duro, come i muratori, o chi utilizza determinati farmaci che possono erodere le proprie impronte digitali. Secondo l’esperto forense Edward Richard, anche un particolare tipo di edera velenosa può cancellarle. Per fortuna, la pelle in questo caso si rigenera. Per ultimo, ci sono anche criminali che cercano di cancellarsele per non farsi incriminare. È il caso del famigerato gangster John Dillinger (il quale si bruciò i polpastrelli con dell’acido).
  3. E in passato? …Prima che le impronte venissero utilizzate, si usava misurare le ossa per identificare una persona. Questo attraverso il metodo Bertillon, dal nome del poliziotto francese Alphonse Bertillon. Secondo questo metodo, ogni persona ha proporzioni diverse e per rilevarne l’identità basta fotografarne le ossa e misurarle (per ottenere dati validi). Questo metodo è stato usato per tre decenni dalle polizie europee, rivelandosi però non sempre preciso.
Foto del criminologo francese Alphonse Bertillon
  1. Impronte digitali …nel futuro. Secondo alcuni scienziati forensi, la nuova impronta digitale potrebbe essere il micro-bioma. Ovvero il DNA collettivo di batteri, funghi e virus che costituiscono la nostra flora batterica intestinale. Un archivio di informazioni genetica e quindi anch’essa unica.

Si conclude, qui, la scoperta di queste piccole ma (penso) interessanti curiosità. Quanti aspetti legati a queste impronte digitali, e quante ancora ci riserverà il futuro …non lo sappiamo con certezza. Ma di sicuro, rimane un ambito misterioso, affascinante ed unico nel suo genere. Nel caso voleste approfondire l’argomento, vi lascio il link di un articolo de LA STAMPA molto interessante: Impronte digitali, la fine di un mito .                                 Al prossimo articolo!

Spero che l’articolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere sulla mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/affascinARTEofficial/ 

Per rimanere aggiornati sui nuovi articoli, mettete MI PIACE sulla mia pagina Facebook sopra citata. Oppure, lasciate un commento qui. Sarò lieta di rispondervi!

Grazie per la vostra presenza!