CURIOSITA'

Un cristallo per respirare dove l’aria può mancare

Scoperta in Danimarca una soluzione per estrarre l’ossigeno dall’ambiente e restituirlo dove non vi è presente.

Come può un cristallo, per come lo intendiamo noi, catturare e poi restituire ossigeno? Quale meccanismo fantascientifico utilizza per tale azione? …Tutte domande logiche, a cui seguono risposte altrettanto stupefacenti.

In questo piccolo articolo, vi mostrerò una scoperta recente riguardo alla possibilità di respirare in ambienti senza ossigeno. Una ricerca scientifica importante, che merita di essere analizzata, anche se in breve.

Il respiro è il dono spesso più dimenticato, più potente e più prezioso della nostra esistenza”.

Senza il respiro, o in mancanza di ossigeno, nessuno di noi esisterebbe. E per quanto possa sembrare una frase banale o ovvia, non sempre le viene attribuito il giusto valore o importanza. L’ossigeno diventa indispensabile non solo per la gente sana, ma sopratutto per quelle persone, ad esempio, con difficoltà respiratorie o affette da malattie rare.

Ed è qui che entra in scena questa scoperta scientifica, legata ad un cristallo. Una novità scientifica… che difficilmente non vi stupirà. Buona lettura!

La scoperta

University of Southern Denmark – veduta (foto: SDU)

L’ideazione e lo studio di questo cristallo è avvenuta presso l’Università del Sud della Danimarca. Secondo il team di ricercatori danesi responsabili della scoperta, questo cristallo sarebbe in grado di immagazzinare ossigeno ove presente. E non solo: in un secondo momento, potrebbe restituirlo in ambienti dove invece l’elemento è assente.

Una magia, o un miraggio, sembrerebbe ai nostri occhi. Eppure, questi ricercatori danesi hanno dimostrato la loro teoria. E i risultati ottenuti promettono sicuramente risultati positivi e incoraggianti per il futuro.

Come funziona

La prima capacità importante da ricordare di questo cristallo è l’assorbimento di ossigeno sia in ambiente arioso che in quello acquatico.

Ma vediamo insieme com’è fatto questo cristallo:

Struttura cristallina costituita da molecole di cobalto (blu grandi), di azoto (blu piccole) e di ossigeno (rosse).

Come avrete intuito dall’immagine, il cobalto svolge un ruolo saliente nel cristallo (insieme all’azoto): fissa l’ossigeno in modo selettivo. Un pò come l’emoglobina, dove invece il fissativo (in quel caso) è uno ione di ferro. La stessa professoressa di chimica, fisica e farmacia Christine McKenzie, dell’Università danese, afferma:

Trattasi di una sorta di emoglobina solida.

Per quanto riguarda l’aspetto “fisico” del cristallo, invece, si presenta così:

Come si può notare dalle due foto, la colorazione del cristallo (che dal rosso passa al blu) varia per un motivo ben preciso: più la quantità di ossigeno è elevata, più il cristallo diventa scuro (blu). Fino ad arrivare alla saturazione (nero).

Spiega ancora la professoressa Christine McKenzie:

“Quando questo materiale è saturo di ossigeno, può essere paragonato ad un flacone contenente aria compressa, con la differenza che questo cristallo può memorizzare tre volte più ossigeno”.

Quindi, immaginate un secchio contenente 10 litri di questo materiale cristallino: l’intera quantità potrebbe svuotare tutto l’ossigeno di un’intera stanza! Incredibile, vero?

I ricercatori danesi ci tengono inoltre a sottolineare un altro aspetto in particolare. A seconda della temperatura e della pressione, assieme al contenuto del cristallo, la durata del processo di assorbimento di ossigeno varierebbe. Passerebbe, infatti, da pochi secondi ad un paio di giorni. Niente male come tempistiche.

Questa scoperta, come tante altre avvenute in questi anni o mesi, rappresenta un altro passo avanti nel mondo della scienza. Oltre che una possibile soluzione di importanza considerevole nell’ambito della medicina e del lavoro.

Questa novità scientifica è stata pubblicata a fine luglio 2014 sulla rivista Chemical Science.

Questo cristallo, infatti, potrebbe ad esempio sostituire le bombole d’ossigeno per gli anziani con difficoltà respiratorie. Basterebbero pochi granelli di questo materiale per contenere l’ossigeno necessario per respirare. Stessa cosa vale per i subacquei, durante le immersioni.

Chissà se questa scoperta/invenzione prenderà piede nel mondo. Nel frattempo, se vi interessa, in un articolo precedente potrete scoprire un’altra soluzione riguardante la possibilità di respirare sott’acqua. Curiosi? Non vi resta che scoprirlo QUI .

L’articolo si conclude qui. Spero vi sia piaciuto, fatemelo sapere sulla pagina Facebook .

Al prossimo articolo, grazie per la vostra presenza!

Impostazione e stesura del testo: Chiara Albanesi

Fonti e foto: AG (AltroGiornale.org) e Scienzamente