TECNICHE DECORATIVE

Tecnica Raku: lavorazione, materiali e strumenti (parte II)

Eccoci di nuovo qui insieme a parlare dell’antica ed affascinante tecnica Raku, già affrontata due giorni fa (vedi QUI). In quell’occasione, avevamo iniziato ad approfondirla, prima di tutto, dal punto di vista delle sue origini storico-culturali.

Ora, possiamo cominciare ad analizzare ciò che riguarda l’aspetto più concreto della tecnica Raku. Vale a dire: gli strumenti e i materiali in essa utilizzati, fino alle fasi di lavorazione vere e proprie.

Un viaggio, anche questa volta, alla scoperta del mondo dell’artigianato (in questo caso, giapponese). Un mondo unico, con una propria identità e storia che mai smetterà di coinvolgere l’uomo, perché parte del suo passato e del suo ingegno.

Non mi resta, dunque, che una cosa da fare: augurarvi …buona lettura!

Materiali

La tecnica Raku prevede una lavorazione differente dalle classiche lavorazioni della ceramica. In particolare, necessita di un materiale in grado di resistere al forte shock termico* durante la fase di estrazione dal forno (momento, in cui il pezzo estratto è ancora incandescente).

Per questo, si utilizza un’argilla refrattaria, contenente sabbia silicea, pomice o allumina. Anche la bentonite può essere utile per tale lavorazione.

*shock termico = da una temperatura di 900-950° C di cottura, si passa ad un brusco raffreddamento, al momento in cui si estrae il pezzo incandescente.

Argilla refrattaria – immagine di ArteRaku

Per quanto riguarda, invece, la parte esterna dell’oggetto (il rivestimento), vengono adoperati degli smalti base: materiali, cioè, che possono esser colorati aggiungendovi ossidi metallici*, cristalline, carbonati o sali metallici.

Qui sotto, vi mostro alcune formule di percentuale di smalti base:

*Ossidi metallici = possiamo suddividerli in base ai colori:

  • BIANCO = ossido di stagno
  • VERDE, con riflessi rame-rosso rubino-blu-oro = ossido di rame
  • BLU E AZZURRO = ossido di cobalto
  • MELANZANA = ossido di manganese
  • EFFETTO MADREPERLATO\DORATO = nitrato di d’argento
  • GIALLO, BRUNO, GRIGIO-VERDE = ossido di ferro rosso
  • VERDI CALDI E GRIGIASTRI = ossido di nichel

Combinando gli smalti con i coloranti, otteniamo quindi diverse tonalità e colorazioni. L’importante è che sia improvvisato: ciò infatti determina un risultato finale sorprendente, che non sempre risulta simile alle intenzioni iniziali. Uno degli aspetti più affascinanti della tecnica Raku …

Effetti degli smalti Raku – foto di Sicer.it

Qui sotto, invece, vi mostro alcune miscele per ottenere le diverse colorazioni, in percentuali:

Lavorazione

Il procedimento per realizzare un oggetto Raku si suddivide in 4 fasi principali:

  • MODELLAZIONE. Fase in cui si concretizza la creatività e la manualità del ceramista. La tecnica Raku originale non necessita dell’uso del tornio. La ciotola, infatti, viene modellata con le mani: questo permette all’oggetto di acquisire un aspetto unico, dettato dalla sensibilità dell’artigiano ceramista.
  • ESSICCAMENTO e COTTURA. Altro aspetto importante della tecnica Raku, sono proprio i forni. Soprattutto in Occidente, hanno subito profonde variazioni, anche grazie alle innovazioni tecniche. Il Raku è una tecnica a bassa temperatura di cottura (900-950°C). Una volta modellato e cotto una prima volta, il pezzo viene rivestito di smalto e sottoposto ad una seconda cottura*. Nel mentre, il rivestimento applicato si fonde.
Accensione combustione
Cottura
Estrazione pezzi
Immersione (smalti). Dopo di essa, si procede alla seconda cottura, in modo tale da lasciar fondere lo smalto sulla superficie del pezzo.
  • RIDUZIONE. Il biscotto, una volta fuso lo smalto, viene estratto dal forno e lasciato raffreddare rapidamente all’aria aperta (fase ossidante). Nella tecnica Raku tradizionale, questa lavorazione assume quasi l’aspetto di un rituale, dettato dal ripetersi di fasi perfettamente memorizzate dal maestro ceramista.
Inserimento riduzione (seconda cottura)
Apertura riduzione
Estrazione riduzione. L’oggetto viene successivamente lasciato raffreddare all’aria aperta (fase ossidativa).

*Seconda cottura = Nel Raku giapponese la seconda cottura permette al rivestimento di smalto di vetrificare.

Tutta la lavorazione Raku, come ogni tecnica artigianale, assume quindi un valore quasi magico. Questo perché ogni artigiano esperto saprà sempre ripetere ogni volta la sequenza e i tempi di preparazione, senza mai scordare nulla. Ed è per questo, che bisognerà sempre salvaguardare questo preziosissimo patrimonio, che nessuno (neanche la tecnologia) potrà mai eguagliare.

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La stesura del testo è di Affascinarte

Fonti: Chimica per l’arte – Tecnica Raku (edizione Hoepli) – Ceramica Viva (Nino Caruso) – Wikipedia.