TECNICHE DECORATIVE

Tecnica Raku: l’anima giapponese in preziose ceramiche (parte 1)

Tra le tante lavorazioni artigianali presenti nel mondo, la tecnica Raku è sicuramente una delle più affascinanti. L’artigianato in sé è un patrimonio culturale di inestimabile valore. Un insieme di antiche conoscenze che, come sappiamo, va custodito e tutelato.

E la tecnica Raku è una di queste. Una tipologia di lavorazione di matrice giapponese, utilizzata tutt’oggi nella creazione di diversi oggetti, anche in occidente. Lo stesso termine “Raku” ci rimanda ad un tradizionale rito giapponese. Volete saperne qualcosa di più? Allora cominciamo …Buona Lettura!

L’origine del termine “Raku”

Prima di scoprire il suo inventore o il periodo storico a cui risale, è necessario analizzare il nome di questa tecnica.

“Raku” significa gioire il giorno. Una sorta di messaggio, che invita all’armonia con le persone e con le cose del mondo. Ma perché chiamarlo proprio così?

“Raku” deriva in primo luogo dal nome del maestro giapponese della cerimonia del tè Sen no Rikyu (monaco buddhista). Fonda perciò le sue radici nella filosofia Zen e, appunto, nel buddhismo.

Immagine dipinta di Sen no Rikyu (1539-1610)

Si tratta di una tecnica strettamente legata alla bevanda tradizionale giapponese che noi tutti conosciamo bene: il tè. Una bevanda inizialmente molto rara, riservata esclusivamente ai monaci buddisti durante le loro lunghe meditazioni. Più tardi, si diffuse anche nelle case dei nobili, coinvolgendo poi anche le classi militari e mercantili.

Il tè divenne però qualcosa che andava oltre ad una semplice bevanda. Divenne uno strumento di riconciliazione, di armonia. Offrire questa bevanda profumata (e curativa) significava infatti dare inizio ad una cerimonia di ricerca dell’armonica bellezza. Un vero e proprio rito, con lo scopo di generare pace e tranquillità tra il padrone di casa e il suo ospite.

Cerimonia del tè – National Geographic Archive

Ma vediamo insieme quando e grazie a chi nacque questa tecnica così importante e tradizionale.

Dove, quando e chi inventò questa tecnica?

Questa splendida tecnica di lavorazione della ceramica ha origine in Giappone, nel Cinquecento.

Nacque grazie a Tanaka Chojiro, ceramista giapponese vissuto durante il periodo Azuchi-Momoyama (ovvero tra il 1573 e il 1603). Il nostro ceramista visse proprio durante l’epoca dei tre unificatori del Giappone.

Castello di Momoyama

Ed ecco che, grazie alla fusione tra filosofia Zen/buddhismo e creatività giapponese nacque il termine “Raku”.

La tecnica Raku, da allora, è sempre rimasta legata alla produzione di ciotole per la cerimonia del tè. Non solo. Raku divenne anche il cognome della famiglia di ceramisti discendenti di Chojiro. Grazie a loro, la tradizione del Raku è stata portata avanti da ben 15 generazioni. Incredibile, vero?

Diffusione in Occidente

Per molto tempo i maestri ceramisti mantennero i segreti della lavorazione e della manipolazione degli smalti, delle argille e delle cotture. Soltanto negli ultimi anni 50′ la tecnica Raku è stata importata nel mondo occidentale.

Si diffuse prima negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, per poi giungere anche nel resto del continente europeo e australiano.

L’artista inglese Bernard Leach (1887-1979), è stato tra i primi a studiare la tecnica Raku in Occidente. Scrisse inoltre un testo contenente le nozioni fondamentali di questa lavorazione. Uno scritto ricco di conoscenze, indispensabile per chi studia l’arte della ceramica.

Foto di Bernard Leach – studioso vasaio e insegnante d’arte

Sperimentazioni

Negli anni 60′ circa alcuni ceramisti americani, basandosi sugli insegnamenti del maestro Leach, cominciarono a sperimentare questa tecnica.

Tra questi ricordiamo Paul Soldner che, durante un incontro di ceramisti, ebbe l’occasione di dimostrare la tecnica Raku.

Foto di Paul Soldner – ceramista

Si conclude qui la prima parte di questo articolo dedicato alla tecnica Raku. Nel prossimo numero scopriremo nel dettaglio gli strumenti, i materiali e la lavorazione Raku vera e propria.

Spero che questa prima parte vi sia piaciuta, nel frattempo vi lascio alcune immagini di meravigliose ceramiche Raku. Se volete scoprirne di più, non perdetevi il prossimo articolo! Vi auguro una bella giornata, e… alla prossima!

Ciotola per la cerimonia del tè (periodo Monoyama). L’oggetto è in smalto bianco latteo con decorazione in ossido di ferro. Tecnica Raku.
Ciotola di Raku (medio periodo Edo). L’originalità qui sta nell’uso spontaneo dello smalto turchese e nella decorazione.
Tazza da tè yakimuchi, di Kichizaemon Raku (Giappone, 1989). Raku nero.
Ciotola Glen Canyon Lake, di Wayne Higby (USA, 1979). Tecnica Raku sperimentata.
Piastra, di Paul Soldner (USA, 1977). Tecnica Raku.

P.S: se siete curiosi di scoprire un’altra tecnica (questa volta decorativa) ecco l’articolo dedicato alla Doratura a guazzo.

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La stesura del testo è proprietà di Affascinarte

Fonti: “Ceramica Raku” (Hoepli Editore) – Chimica per l’arte