STORIA DELLO STILE DEL MOBILE

L’arredamento nel 1600: il Manierismo

Opera: “Madonna dal collo lungodel Parmigianino (1534-1539) Firenze, Galleria degli Uffizi.

Salve a tutti!

Nell’ultimo articolo, riguardante la storia dello stile del mobile, ci eravamo lasciati con il periodo rinascimentale e gotico. Oggi, invece, il nostro viaggio riprende partendo dal Seicento e, in particolare, approfondendo lo stile “manierista”.

Il primo a utilizzare il termine “maniera” (o “Manierismo”) è niente meno che Giorgio Vasari nelle “Vite dei più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani da Cimabue insino ai giorni nostri“, pubblicato nel 1550 e nel 1568. Questo termine, però, assume un significato diverso; prima, infatti, indicava lo stile personale di un artista, o le regole basilari di ciascuna arte. Dovete sapere, che i più grandi artisti del Rinascimento secondo il Vasari erano Michelangelo e Raffaello, gli unici (secondo lui) in grado di creare un’arte sublime osservando la natura. Per questo pensava che gli artisti successivi, invece (poiché incapaci di ispirarsi ad essa), si siano limitati a riprendere lo “stile” – la “maniera” – dei loro predecessori, ma senza riuscire ad eguagliarli. Ed ecco che il termine “Manierismo” (1520/30 – 1630) segna un’evoluzione artistica giunta ai due vertici (Michelangelo e Raffaello appunto) e fino alla “decadenza”, in cui si assiste a valutazioni negative agli artisti e alle loro opere.

Le due città italiane in cui ha avuto origine questo movimento sono Firenze e Roma e, dopo essersi sviluppato rapidamente in Italia, influenzò anche l’Europa stessa.

Una delle caratteristiche più salienti di questo periodo è che, spesso, nello stesso manufatto sono presenti un’infinita varietà di materiali pregiati, messi insieme con tale sfarzo e ricchezza da non avere eguali nel tempo. Ciò nonostante, non tutti i mobili erano realizzati con legni esotici e costosi come l’ebano (diffusosi solo a partire dal 1550). Spesso, per imitare le essenze più preziose si usava tingere legni più “poveri”, mentre con l’invenzione della sega ad acqua (impiegata su larga scala dal 1580 circa) si poté ottenere strati molto sottili per l’impiallacciatura e l’intarsio. Bene allora, che aspettiamo? Com’era l’arredamento nel Manierismo? Iniziamo …buona lettura!

SEDIA

  • Subisce pochi cambiamenti.
  • C’è una maggior attenzione all’aspetto estetico, sempre più curato nei decori ad intaglio e intarsio.
  • Particolarmente diffuse sono le SEDIE SPAGNOLE contenenti intagli in osso o legno colorato.
Sillòn de cadera (sedia spagnola), Museo de Santa Cruz, Toledo.

 

LETTO

  • Accanto al tradizionale letto “a baldacchino” c’è il letto “a padiglione”, composto da una parte sovrastante sospesa al soffitto tramite una corda. Da questo, scendevano ampie cortine di lino o seta che coprivano l’intero letto.
  • Comincia anche a diffondersi il baldacchino sorretto da quattro colonne sempre più decorate.

 

TAVOLO

  • Tra i mobili di rappresentanza o parata, il tavolo in questi anni valorizza i sostegni, scolpiti ed intagliati, e il piano.
Tavolo intagliato con volute vegetali e fiori. I sostegni hanno la forma ad “asso di coppe” tipica del periodo. Musee de la Renaissance, Ecouen.

 

  • Inizia a comparire il “tavolo da centro”, ossia visibile in ogni lato.
  • Il piano può essere in marmo o in commesso di pietre di diversa venatura e colore. La tecnica del commesso, nata nel 1599, ebbe enorme successo.
Piano di tavolo appartenuto al cardinale Ferdinando de Medici, a “commesso” di marmi policromi, raffigurante i segni dello zodiaco. Museo degli Argenti, Firenze.
Piano di tavolo a “commesso” di marmi policromi. Roma.

 

  • Anche se i tavoli per i banchetti erano ancora semplici e smontabili, si usava ricoprirli con un tappeto e poi una tovaglia bianca di lino spesso molto decorata, mentre un’altra tovaglia uguale ricopriva il piano della credenza sotto la piattaia.

ARMADIO

  • Nasce una intenzionale sproporzione tra l’elemento decorativo ed il resto del mobile.
  • L’armadio, infatti, diventa monumentale, gigantesco, con forme che anticipano il Barocco.
  • Gli elementi decorativi più presenti: colonne, cornici, volute, festoni.
Armadio in legno scolpito. Villa Garzoni di Ponte Casale, Fondazione Cini, Venezia.
Armadio in legno scolpito, di H. Sambin. Museo del Louvre, Parigi.

 

CASSONE

  • Questo mobile, nella seconda metà del 1500, vive la sua ultima stagione.
  • Scolpito e intagliato, pian piano perde la sua funzione di contenitore, perché rimpiazzato dall’armadio che permette di riporre gli abiti senza spiegazzarli.

STIPO

 

  • Il successo di questo arredo da origine ad un nuovo tipo di artigiano: lo stipettaio, che nel Settecento diverrà una figura ancora più importante dell’ebanista.
  • I più favoriti sono gli stipi tedeschi, realizzati ad Amburgo.
  • Caratteristico del periodo è anche lo stipo “a bambocci”, con pilastri ricoperti da figurine ad alto rilievo o a tutto tondo (vedi foto).
  • Le ante sono spesso eseguite ad intarsio (tartaruga, avorio, gemme o metalli preziosi), con raffigurazioni di animali e architetture fantastiche. All’interno, ci sono cassettini, piccole colonne preziose e bassorilievi.
  • Il legno prediletto: l’ebano.

PIATTAIA

  • Si tratta del corpo superiore della credenza, a giorno.

ELEMENTI DECORATIVI tipici:

  • mascheroni con effetto a tutto tondo
  • arpie
  • cariatidi
  • dentelli
  • ovuli
  • foglie d’acanto
  • cornucopie
  • festoni
  • putti
  • rosette
  • medaglioni
  • erme
  • conchiglie.

Infine, un‘ultima curiosità sui palazzi nella seconda metà del Cinquecento: il salone (destinato principalmente alle feste e ai banchetti), viene dotato di una o più stanze di servizio; questi ambienti, venivano usati dalla servitù per sostarvi a tagliare e scaldare i cibi prima di servirli in tavola. Inoltre, al padrone di casa piaceva particolarmente esporre piatti e stoviglie di pregio, realizzati solo per essere ammirati e quindi detti “da parata”: venivano collocati scenograficamente in un punto molto visibile della sala, su una credenza provvista di piattaia.

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Tutti i diritti sono riservati all’autrice Chiara Albanesi.

 

Spero che l’articolo vi sia piaciuto, al prossimo viaggio! Ciao!!