Vivere nel Settecento: il Barocchetto in Italia
Prima di tutto bisogna dire che questo periodo fu caratterizzato dal desiderio di ristrutturare e rinnovare i palazzi in tutta Europa, in modo da poter stare al “passo coi tempi”. In Piemonte, per esempio, la Palazzina di Stupinigi (nei pressi di Torino, voluta da Vittorio Amedeo II nel 1729 ed opera dell’architetto Juvarra) rappresenta il desiderio europeo di allontanarsi dall’esperienza barocca. Inoltre, se nel secolo scorso si cercava in tutti i modi di riempire di arredi le nuove costruzioni, per mostrare con orgoglio la ricchezza e la potenza della famiglia committente, nel Settecento si fa più attenzione ad aggiornare il palazzo con solo mobili strettamente necessari alle nuove esigenze imposte dalla moda o da necessità funzionali. Quindi, mentre viene mantenuto l’apparato scenografico, i nuovi inserimenti non devono contrastarlo troppo. Infine, come per lo stile Reggenza, il Barocchetto presenta a tratti delle influenze ancora barocche e, allo stesso tempo, preannuncia il Rococò. Andiamo quindi a vedere come si mostravano gli arredi nelle varie regioni italiane …
AREA VENETA
- Ciò che distingue il mobile veneto è l’utilizzo delle lacche, d’ispirazione orientale.
- Nella produzione veneta, si è soliti distinguere tre tipi di mobili: DIPINTO (trova nelle lacche la sua massima espressione) – IMPIALLACCIATO – IN MASSELLO DI NOCE.
MOBILE DIPINTO (O LACCATO):
- la struttura del mobile era quasi sempre in legno dolce, che ben si prestava alla laccatura.
- il procedimento della lacca veneziana consisteva in una prima parte in cui si stendeva una preparazione di colla mista a gesso, poi una seconda fase con coloritura in tinta unita, e infine la riproduzione di soggetti quali figurine, cineserie e motivi floreali, ricoperti poi da una rifinitura (o vernice trasparente) detta sandracca, che veniva ricavata da una pianta della famiglia dei cipressi.
- Oppure, nel caso della lacca povera, sulla coloritura venivano applicate delle stampe di carta colorate, ricoprendo poi il tutto con la sandracca.
MOBILE IMPIALLACCIATO:
- si prediligevano i legni nazionali, con scarsi intarsi floreali o figure in bronzo dorato.
MOBILI IN MASSELLO DI NOCE:
- erano caratterizzati da un raffinato intaglio. Riguardano quasi esclusivamente divani e seggiole (che a volte presentano anche eleganti trafori).
- Nella produzione veneta è tipico che credenze e comò abbiano il piano in legno e non in marmo (cosa che lo differenzia dallo stile francese).
Sotto potete vedere un cassettone a ribalta con fronte mossa (lastronato in noce e radica di noce, con filetti in ciliegio) del Barocchetto veronese:
- Il cassettone con ribalta è voluminoso e l’andamento curvilineo è molto evidente. Inoltre, il mobile più significativo del Barocchetto e decisamente italiano è il trumò, nato dall’unione di un bureau con un armadio di piccole dimensioni (a uno o due ante) e munite di specchio. È noto anche come cassettone a ribalta con alzata, ed enfatizza l’andamento curvilineo.
Ecco un esempio di cassettone a ribalta con fronte mossa (sempre in noce ma con intarsi in avorio) del Barocchetto ferrarese:
AREA LOMBARDA
- Rispetto a quelli veneti, si distinguono per maggior rigidezza e minor inventiva.
Si possono distinguere in due gruppi:
MOBILI CON CORNICETTE NERE: quest’ultime delineano il profilo delle facciate e dei fianchi del mobile, sottolineandone le forme ma conferendogli un aspetto poco giocoso (oltre che pesante).
MOBILI IMPIALLACCIATI IN NOCE O RADICA DI NOCE (o più raramente con piallacci esotici): non hanno le cornicette nere, ma sono arricchiti a volte da cartigli di pregiatissima fattura, posti sulla parte frontale oppure su quella laterale del mobile.
AREA PIEMONTESE
- La produzione piemontese subisce una forte influenza francese.
- Si divide in quattro tipologie di mobili:
DI INFLUENZA FRANCESE: il piano dei mobili è in marmo, la decorazione in bronzo dorato e per l’impiallacciatura si utilizzano legni esotici. Le carcasse, però, sono sempre in legno dolce ed i sedili in noce (a differenza di quelli francesi in faggio).
DI INFLUENZA VENETA: ossia riprendono lo stile laccato, adottando però una tecnica meno complessa. Il mobile piemontese risulta così meno fantasioso di quello veneziano, ma più curato dal punto di vista costruttivo.
MOBILI IN MASSELLO DI NOCE: con ricco decoro a formelle.
MOBILI REALIZZATI DA PIETRO PIFFETTI E I SUOI ALLIEVI: il Piffetti (grande ebanista dallo stile inconfondibile) si dedicherà soprattutto a mobili quali trumò, scrittoi e consoles, ricoprendoli interamente da decorazioni in diversi materiali pregiati: avorio, madreperla, tartaruga, bronzo dorato e altri ancora. Di questo ebanista ebanista ne parlerò in un prossimo articolo, nel frattempo vi lascio la foto di uno dei suoi capolavori:
Qui potete vedere due particolari: la parte frontale del mobile, e sotto il retro:
AREA GENOVESE
- Un elemento tipico dei mobili genovesi è il motivo decorativo “a quadrifoglio”. Può essere a 4 o 8 lobi, e si ottiene da un piallaccio di un colore contrastante con la tinta di base del mobile.
- Dal punto di vista costruttivo, invece, c’è un’altra caratteristica: le gambe dei mobili sono più alte e curvilinee, mentre la carcassa (o meglio la struttura portante dell’arredo) è sempre in legno dolce.
- Altri motivi decorativi del posto sono fiori e uccelli, su fondi che vanno dal bianco all’azzurro, al giallo e al verde.
- Per quanto riguarda la produzione di sedili, a Genova si distinguono tre tipologie: dorati – laccati e con eventuali parti dorate – in noce (e raramente lumeggiati in oro). Qui sotto potete vedere la differenza tra una seggiola in stile Barocchetto a destra (in legno di noce naturale, finemente intagliata, sobria ed elegante) ed una poltrona stile Reggenza a sinistra:
AREA ROMANA
- I mobili romani risentono di una forte influenza barocca.
- Hanno forme più robuste di quelle tipiche del barocchetto settentrionale, e in generale l’impostazione è imponente.
Si distinguono due tipologie principali di arredi romani:
MOBILE LACCATO O DORATO (tutto o in parte): ha una struttura robusta e pesante (grazie al piano in marmo, spesso anche 4 cm). Ricorda come aspetto quello veneto (anche se meno leggero). Le forme sono bombate, e ospita motivi decorativi a fiore o cineserie.
MOBILE IMPIALLACCIATO O INTARSIATO: in questo caso, viene spesso utilizzato il legno di palissandro scuro, alternato con quello dell’acero o del bosso per creare contrasti tonali. Nel trumò romano notiamo l’influenza barocca nella struttura possente, mentre spesso l’intarsio è di gusto olandese.
AREA NAPOLETANA
- Qui l’influenza barocca è ancora più evidente rispetto ai mobili romani.
- Infatti, la decorazione adotta i materiali cari al 600′ (come avorio e tartaruga).
Anche a Napoli troviamo due tipologie di produzione:
MOBILE DIPINTO O DORATO: in questi mobili i soggetti prediletti sono fiori dai colori vivaci (oltre alle solite cineserie).
MOBILE IMPIALLACCIATO O INTARSIATO: l’influenza delle regioni settentrionali si risente nella decorazione. Uno dei motivi ripetuti è il quadrifoglio genovese, anche se reinterpretato con materiali cari al barocco (come madreperla e l’ebano).
AREA SICILIANA
- La produzione siciliana riprende quella napoletana.
- Il motivo decorativo tipico è il rosone a 8 o più spicchi (non è altro che l’ennesima reinterpretazione del quadrifoglio genovese).
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Testo: Affascinarte
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